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12 Ottobre 2024

“U pani i casa”

Un tempo, il pane si faceva in casa, una necessità e un rito che le nonne custodivano e tramandavano di madre in figlia.

Ogni quindici giorni circa, con gesti lenti e sapienti, impastavano farina di grano duro, acqua, lievito madre e un pizzico di sale, lavorando l'impasto sulla "maidda" con le mani, i pugni e tanto olio di gomito. Lasciato a riposare sul letto, sotto le coperte, lievitava.


Il profumo del pane, che cuoceva nel forno a legna portato a temperature elevate con frasche scoppiettanti di ginestra o ulivo, si diffondeva nelle strade di Mandanici, portando con sé un senso di calore che univa parenti e vicini. Fare il pane era un gesto d’amore e di nutrimento.

Oggi, purtroppo, questa tradizione vive nei ricordi; pochi si dedicano ancora a quest'arte antica, ormai persa tra la modernità e la fretta quotidiana. Ma per chi continua, quel pane racconta una storia di radici profonde, di mani che plasmano non solo cibo, ma anche memoria e identità.